Abstract
La nozione di democrazia diretta è nata in età moderna per contrapposizione a quella di democrazia rappresentativa. Non è stata elaborata nell’antichità, ma se ne è cercata l’esemplificazione nell’antichità, in particolare nell’ Atene del V e IV secolo a.C., che non fu l’unica democrazia dell’epoca, ma è quella a noi maggiormente nota grazie alla documentazione disponibile. Abitualmente il carattere diretto di tale democrazia è ravvisato nella partecipazione diretta dei cittadini alle assemblee nelle quali si prendevano, dopo discussione, decisioni su questioni di interesse generale per la città. Occorre però osservare che tale partecipazione non era totale, riguardava solo cittadini maschi adulti e di fatto coinvolgeva una parte inferiore alla metà di essi. Esiste però un altro tratto della democrazia ateniese, che può qualificare il carattere ‘diretto’ di essa ed è la distribuzione della maggior parte delle cariche (ad eccezione di quelle militari ed economiche, ma inclusa quella di membri delle giurie nei tribunali) ai cittadini per sorteggio e rotazione, il che coinvolgeva di fatto buon numero dei cittadini nella gestione ‘amministrativa’. Questo sistema non fu giudicato positivamente né da Platone né da Aristotele, da Platone soprattutto perché contravveniva radicalmente al principio della competenza (sul quale costruì invece il suo modello di governo dei filosofi nella Repubblica) e da Aristotele, che pure riteneva opportuno che i cittadini governassero e fossero governati a turno, perché non agevolava l’attribuzione delle decisioni ai cittadini migliori.
Sala dei Mappamondi, ingresso da Via Accademia delle Scienze 6